C’è che le cose non vanno mai come credi o come vorresti che vadano.
Puoi fare miracoli [ndr: 15 Luglio 2015], sentirti invincibile, credere di avere tutto sotto controllo
e invece
no. E ad esempio:
Innanzitutto vi è il rilascio di stress, un gradiente positivo, un onda che cresce e si gonfia fino a sfiorare i quattordici metri per poi sfracellarsi sulla tua schiena, di colpo. Tornare a casa e trattenere a stento il singhiozzo e le lacrime. E’ stato chiesto troppo dal mio corpo, e le conseguenze vengono a galla. La notte non è più il luogo ne il tempo per il riposo, ma per gli incubi a base di equazioni, aracnidi, dimostrazioni, congetture e passaggi da ricordare. E nemmeno più i sedativi ipnotici aiutano, anzi inizi a ipotizzare stiano iniziando a rovinarti dentro, di nuovo.
E ritorna dunque la parentesi sociale. E ti rendi conto ora, alla soglia di uno stato di purezza e astinenza senza eguali, che siamo TUTTI nella merda. Nella nostra stessa merda, alimentandoci a vicenda della propria merda, continuamente, indifferentemente. Diamine, siamo noi stessi, la merda!
E poi ritornano le singolarità sociali, i fallimenti, i nei sulla schiena che cerchi di nascondere alla vista, che cerchi di dimenticare. I pugni allo stomaco che ricevi a distanza di mesi/anni non smettono mai di sorprendermi disattento, non smettono mai di farmi piegare in due dal dolore. E impari quale sia il significato dell’ansia. E vivi stati di depressione che non credevi potessero esser raggiunti. E speri di non avere più uno stomaco.
Quel mese e mezzo in fisica solitudine a 1200 metri s.l.m. ha portato i suoi frutti. Alcuni maturi, alcuni marci:
Ho capito che la società stà fallendo, contradizione in essere.
Ho capito che il relazionarsi stà perdendo significato, se questi sono i nuovi presupposti.
Ho capito che l’indipendenza è una lama a doppio taglio.
Ho capito che i problemi non finiranno mai.
Ho capito che il passato è ormai segnato, ma il futuro è ancora da scrivere.
Ho capito come si deriva l’equazione di Eulero-Lagrange per il caso particolare di indipendenza dalla variabile x, e che tale forma prende il nome di Identità di Beltrami.
Ho capito che sono arrivato “dove sono” per via dei sogni che alimentavo fin da piccolo.
Ho capito che stò smettendo di sognare, poco a poco.
Ho capito che è un problema da risolvere.
Ho capito che devo andarmene da qui, e lasciare tutti voi lì dove siete, dove vi ho lasciato. Nell’ultima locazione di memoria in cui alloggia il vostro ricordo. E non accedervi mai più.
io
non riconosco più la mia storia
è così dolce tornare a casa e poi
ritrovarti qui
nella cornice d’argento in cucina
nelle istantenee di tre anni fa
le diapositive in spiaggia
e quelle onde
così grandi
forse un giorno
porteranno via anche me.
forse a casa io
non ci ritorno più
oggi forse io
vengo a prenderti
forse io non ce la faccio più
non ce la faccio più
forse Dio avrà pietà di noi
avrà pietà di noi.